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mercoledì 21 luglio 2010

"Incipit" - La bottiglia nella sabbia


Seduto sulla spiaggia, vidi arrivare quella bottiglia, incrostata di alghe e patelle, ma perfettamente galleggiante.

Essa si fermo' sulla riva, per un poco, e poi riprese a muoversi, rotolando su e giu' sullo scivolo di sabbia bagnata dalla schiuma e dalle deboli onde che c'erano in quella bellissima mattinata di aprile.

Mi ero svegliato presto, come al solito, per andare a prendere qualche marmora da cucinarmi a pranzo. Ero sceso dalla rupe del pianoro intorno al faro, e avevo attraversato il vialetto circondato dai rovi e dai fiori gialli delle euforbie, sentendo il profumo del rosmarino selvatico, che avrei utilizzato dopo, per spalmare l'olio sull'arrosto.
L'acqua del mare quel giorno era di un azzurro intenso. A largo, qualche striatura verde dava un tocco di esotico al luogo, anche se, probabilmente si trattava di una colonia di alghe, innocue e naturali.
Fu a quel punto che cominciai a notare quel puntino bianco galleggiante.
Dall'alto, capii che doveva trattarsi di una vecchia bottiglia, che sembrava contenere uno stecco di legno, o qualcosa di simile.
Poi mi ero sistemato al mio solito posto, sullo scoglio di fronte all'insenatura nascosta, che mi si era sempre confermata colma di pesci, tutti intenti a prendere il fresco della penombra, come mi piaceva pensare di loro.
Qui avevo armato la canna, fiondando l'amo ad una decina di metri di distanza da me, nell'acqua piu' alta. E avevo preso ad attendere pazientemente, osservando con attenzione la forma dei cerchi che faceva il galleggiante.
Dopo qualche tempo di attesa, uno strattone netto tiro' giu' la punta della canna. Doveva trattarsi di un pescione fuori misura, troppo grande per la mia griglia. Avrei dovuto comprarmi un barbeque piu' grande, per poter cucinare quella bestia. Avrei anche dovuto invitare altra gente a pranzo.
Mentre il mio cervello elaborava fantasie da pescatore incallito, mi ero alzato in piedi, e andavo indietro, tirando la lenza, cercando di portare a riva quell'oggetto che si era impigliato all'amo. Era qualcosa di immobile e pesante, sicuramente distante da un essere vivente che cercava di salvarsi dalla mia cucina.
Mentre guardavo nell'acqua il punto dove vedevo riaffiorare il galleggiante, misi il piede su quella bottiglia, resa viscida dalle alghe. Scivolai, sedendomi sulla sabbia, e mollando la canna, che spari' trascinata da quella cosa che aveva preso, e che invece aveva finito per prendere la mia canna.
Rimasi un poco a guardare il mare, dopo aver cercato inutilmente di cercare nell'acqua.
Poi, rivolsi la mia attenzione a quella dannata bottiglia, per meta' schiacciata nella sabbia.