Dopo la sbornia presa al
“BarthTheBar”, GeoRge aveva traballato lungo tutto il percorso
che riportava alla sua Cupola.
Intorno a lui, risuonavano i
grilli notturni come campanelli, prima roteando nella folta boscaglia
di mangrovie, sulla spiaggia, accanto al bar, poi sulla salita che
portava alla scogliera, tra i banani e le palme, dove si era
installato con la sua prodigiosa Cupola Geodetica.
Ma come aveva fatto, GeoRge
Green, prima ad issare sulla scogliera, poi a montare quella
complicata Cupola ?
Tutti coloro che l’avevano
vista, invero pochi, in realtà, si erano chiesti come aveva fatto
GeoRge Green a costruirsi la Cupola, senza nessun aiuto esterno, come
sembrava fosse avvenuto.
Nessuno era riuscito a dare
una risposta.
La Cupola sembrava essere
addirittura di cemento, solida, e non la solita struttura tubolare,
montata con degli snodi metallici o di legno lamellare o di bamboo.
Già: perché GeoRge non
aveva usato il bamboo, che lì attorno abbondava ? Sarebbe bastato
un machete per tagliare i pezzi, e … qualcuno che lo aiutasse a
montare il tutto.
Proprio qualcuno. Ma nessuno
sembrava aver aiutato GeoRge, a meno che GeoRge stesso non lo avesse
ucciso e seppellito, esattamente come si dice abbiano fatto i
Faraoni, per tenere nascosto il loro segreto costruttivo delle
Piramidi.
Qualcuno cominciava a pensare
che GeoRge, come i Faraoni, fosse in realtà un alieno, venuto dal
pianeta “Andropausa” (sic) per resuscitare i morti nascosti
sull’isola.
Altri accusavano GeoRge della
responsabilità dei numerosi terremoti ed eruzioni dei due vulcani,
che stavano avvenendo da quando era comparso sull’Isola Grande
delle Hawaii, dove si trovavano.
Tutte queste dicerie
iniziarono a circolare dopo quello che descriverò qui di seguito.
Eravamo rimasti alla camminata
traballante di GeoRge lungo il sentiero che tornava alla Cupola, ed
ai grilli che trillavano come campanelli intorno a lui.
Giunto che fu, GeoRge, alla
sua Cupola, aprì la porta e rimase per un poco ad osservare un geco
che si era nascosto dietro una bottiglia a forma di mappamondo, che
lui teneva su una mensola.
Dopo averla osservata per una
decina di minuti, GeoRge e la lucertola-geco si addormentarono
profondamente, l’uno per la birra bevuta, e l’altra per l’odore
della birra bevuta dall’altro.
Appena riaperti gli occhi,
GeoRge Green vide che la lucertola-geco se n’era andata.
Guardandosi intorno, GeoRge
sentì un rumore armonioso proveniente dalla sua chitarra 12 corde.
Il geco stava camminando proprio sulle 12 corde, emettendo una
simpatica musichetta.
“Ma guarda un po' se doveva
capitarmi anche il geco compositore” - pensò GeoRge.
E fu così che GeoRge cominciò
a memorizzare la canzoncina del geco, ma quando si avvicinò alla
chitarra per ascoltare meglio la composizione animalesca, l’animale
scappò sul muro, lasciando la musica incompiuta.
Fu GeoRge a continuarla.
Quando fu sufficientemente
soddisfatto del risultato, GeoRge accese un registratore multi
traccia che aveva in un cassetto, e incominciò a registrare il brano
composto a quattro mani, anzi per meglio dire, a due mani e quattro
zampe.
GeoRge si mise la cuffia audio
e accese anche l’amplificatore, ma sbagliò a impostare il
selettore del pre amplificatore su “Solo Cuffia”, mettendolo
invece su “Cuffia e Monitor”.
Il suono prese ad uscire dalla
casse audio, ad alto volume, senza che GeoRge se ne accorgesse, preso
com’era nella composizione del “Brano del Geco”.
Le onde del mare correvano
sulla spiaggia e la vallata davanti alla Cupola Geodetica di GeoRge
si riempirono di onde sonore provenienti dalla chitarra 12 corde.
Il suono rimbombava nella
vallata, raggiungendo il villaggio e le sue casette in legno, sotto i
cui tetti le finestre presero ad accendersi ad una ad una,
cominciando a risuonare anch’esse come un coro di grilli di …
“Vaffan...” “Ma chi cazz’è ‘sto str...” “Ma falla
finita idiota!” “Che rottura di ...” pallide frasi che si
infrangevano come le onde del mare.
Nessun commento:
Posta un commento