Il giorno dopo la svegliata
notturna, il villaggio mormorava dal mattino presto.
Chi era quel rompi… quel
simpatico bardo notturno che li aveva intrattenuti così amabilmente
? Incominciarono così i primi circoli di discussione. Qualcuno
giunse a dire che, se avesse scovato il piacevole chitarrista, gli
avrebbe insegnato un nuovo accordo in “ba-re-lla-mi”.
Qualcun altro disse che
avrebbe volentieri usato la sua sega circolare sul meraviglioso
strumento, dopo aver appeso con le corde stesse il magnifico
compositore ad un “albero pizzuto”.
Completamente ignaro di tali
apprezzamenti, GeoRge Green giunse al villaggio, per fare compere di
roba da cucinare sul suo barbecue ovviamente in stile con la cupola.
Entrato nell’emporio del
villaggio, l’unico negozio di generi alimentari di tutta la zona,
GeoRge si avvicinò allo scaffale delle “cose buone”.
Cosa fossero esattamente
queste “cose buone” non era dato saperlo. Si trattava di cubetti
di robetta marrone filamentosa e apparentemente dolce, affiancate da
altri cubetti di qualcosa simile alla gelatina, di diversi colori, ma
tendenzialmente su una base verde.
GeoRge si avvicinò ad un
signore inginocchiato davanti allo scaffale, che stava trasferendo
altri oggetti di improbabili forme e dall’impacchettatura
inquietante, da alcune scatole semi-bagnate alla parte inferiore
dello scaffale, tuttora vuota.
Alla richiesta di informazioni
di GeoRge, il signore si voltò, mostrando il suo sguardo assente,
dovuto al leggero astigmatismo e al più deciso strabismo dei suoi
occhi a mandorla d’origine esotica.
Il cinese (?) cominciò a
rispondere… in cinese, che non aveva capito la domanda, ma che, se
GeoRge voleva, poteva anche prendersi tutto quello che gli pareva,
perché tanto dovevano buttare tutta quella roba, dato che era ormai
scaduta da anni.
Non avendo capito nulla di
quello che il cinese aveva detto… in cinese, GeoRge Green aveva
cominciato a prendere alcune scatole che gli sembravano più
appetibili, anche perché su di esse si leggevano una serie di
caratteri che sembravano essere: “Beaf” cioè qualcosa di simile a "beef", ovvero carne.
Invece, il signor Beaf, cinese
anch’egli, produceva, in vita, ammassi di grasso per alimentazione
animale. Lo stesso signor Beaf, morto da una decina di anni, era
defunto in seguito ad un incidente avvenuto nella sua azienda
agricola, quando era stato, purtroppo, sbranato da un Ci-ua-ua dopo
essere caduto, perché distratto dalla moglie, in una vasca di
pulitura e bollitura della soia arricchita dal grasso di balena.
Uscito indenne dalla vasca, ma
grondante dello squisito liquido, il perfido animale della signora
Beaf, aveva azzannato il povero signor Beaf, come un pirana,
lasciando solo qualche osso in ricordo alla signora, dopo aver
spolpato il marito.
L’episodio fu talmente
incredibile, che la stampa cinese ne parlò per anni e la signora
passò il resto della sua vita nelle carceri cinesi, accusata
d’omicidio, insieme al cane, che aveva ereditato tutti i beni del
signor Beaf.
Comunque, mentre GeoRge Green
aveva riempito il carrello di pacchi marchiati “Beaf”, ignaro
dell’infausto destino passato dal produttore dei pacchi stessi,
nell’emporio era entrata la signora Tani-on-UD, detta anche
Tani-na-UD, a seconda degli stati d’animo, accompagnata dal suo
consorte Ben Barth Blu Screen.
“Accipicchia quanta robaccia
sta prendendo” eslamò la signora Tani, rivolgendosi a GeoRge Green
Grass.
“Oh certo” - aggiunse di
rincalzo Ben Barth Blu - “Cose se ne fa di tutto quel grasso di
balena con la soia ? Ha un cagnolino da avvelenare ?”
Proprio in quel momento era
entrato, chissà in quale modo, un cagnolino bianco, simile al
“Milou” del fumetto “Tintin”, ed aveva cominciato ad
abbaiare, puntando le zampette anteriori al carrello di GeoRge Green.
Dovette intervenire il cinese
strabico, insieme ad un altro inserviente, per allontanare con la
forza il cagnolino affamato, divenuto intrattabile.
“Se vede il glasso di balena
soiata, Geodlink non si tlattiene più” - disse il secondo
inserviente, portando via il cagnolino.
“Geodlink ? Il cane si
chiama Geodlink ?” - chiese GeoRge Green - “Questo è
incredibile !” - continuò esclamando - “Anche la mia cupola si
chiama così.”
Per il resto del tempo, Ben e
la signora Tani aiutarono GeoRge Green a togliere dal carrello le
scatole di grasso di balena soiata scaduta, e a metterle nel
contenitore per i rifiuti differenziati indicati loro dal cinese
“stlabico” e dall’altro inserviente.
Con il carrello finalmente
vuoto, GeoRge Green cominciò a girare nell’emporio insieme alla
coppia di ormai suoi amici e salvatori Tani e Ben.
Quando giunsero accanto allo
scaffale delle bottiglie di vino cinese si fermarono. GeoRge si era
appoggliato ad una botte, per chinarsi a guardare una fila di
bottiglie.
“Incredibile anche questo”
- disse GeoRge - “Non ci posso credere: ne ho una quasi uguale.”
GeoRge stava indicando delle
bottiglie a forma di mappamondo, con un liquido verdastro
all’interno. Effettivamente, le bottiglie erano simili a quella
che GeoRge teneva sulla mensola, dove aveva visto il geco-lucertola
la sera prima.
GeoRge prese una di quelle
bottigliee la mise sul carrello. La stessa cosa fece la signora
Tani-on-UD.
“Se plendete tle bottiglie,
avete in omaggio la botte” - disse il cinese stlabico, che non si
sa come, aveva cominciato a parlare in una lingua comprensibile.
Aveva forse GeoRge imparato il
cinese, oppure il cinese stlabico aveva pronunciato una frase
imparata a memoria ?
Alla stessa domanda, rivolta
al cinese strabico, i tre capirono che si trattava di una frase
imparata a memoria.
Comunque, i tre uscirono poi
dall’emporio, con i due carrelli pieni di prodotti non scaduti, ed
una botte piena di bottiglie mappamondo.
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@presto
RoBang!
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