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martedì 25 giugno 2019

GeoDrinX_the (Simple) Story - Presentation


Video Presentation

"GeoDrinX_the (Simple) Story" is inspired by a true story.

 Infact, we can say that it is the true, fake story of a computer programmer, working for a widely known computer company in San Francisco who, at a certain pivotal point in his career, loses himself and then secretly takes refuge on the Big Island of Hawaii.

 The characters in this (Simple) Story are named after three fundamental colors (in the computer world) : Red, Green and Blue.

 Color, in general, is the real protagonist in this story.

 As a manner of fact, the main character George Green invented a "Liquid SoftWave", packaged in a globe shaped bottle that changes colour depending on where it is positioned in relation to the earth's surface.

 The head of the company, a peculiar red-haired man named Robert Red, is trying to track down George in order to forcibly obtain the secrets of this invention, with the intention of controlling and disturbing the daily lives of people.

 George, not agreeing at all with this dystopian world view, does everything in his power to hide himself and his precious gold bottle with its iridescent content.

 Which one will achieve their goal ?


@presto

RoBang!

domenica 2 giugno 2019

Capito? Lo-001 - “Come Ebbe (Tutto) Inizio”





GeoRge avvertì un fischio nell’orecchio.
Con una smorfia, GeoRge Green Grass tirò fuori dalla tasca il telefonino. Si fermò di camminare, poggiò per terra la sua borsa e guardò il display. L’immagine prese a vibrare, mostrando il volto di un uomo dai capelli rossi.
Il display riportava il nome del chiamante: “RoBert Red Roice”.
Il viso dell’uomo sul display sembrava avere un’espressione impaziente di essere ascoltato.
GeoRge si carezzò la barba, e poi spense il display, premendo sul fianco del cellulare, come se stesse schiacciando una formica.
Poi, GeoRge rimase per un poco a guardare la propria immagine riflessa sul vetro del cellulare.
GeoRge fece qualche passo indietro, come per prendere una rincorsa. Dopo qualche passo affrettato, GeoRge alzò la mano verso l’alto, e cominciò a roteare il braccio. Davanti a lui, una spiaggia ed un cielo nuvoloso, ma soprattutto le onde del mare che sembravano aspettare l’evento che stava per accadere.
Il lancio del telefonino avvenne con una alta parabola, ed un fischio, quello della suoneria del cellulare. L’immagine dell’uomo dai capelli rossi riapparve sul display per qualche istante, ma troppo tardi per potersi salvare dai flutti.
Il cellulare affondò nel mare, con uno “splash” tra le onde.
Gli uomini presenti al tavolo del ristorante sul mare, e che avevano assistito a tutta la scena, commentarono:
“Mi sa tanto che non gli andava di rispondere” - e poi tornarono a mangiare.
GeoRge Green Grass era un uomo di un’età indefinibile, ma sicuramente al di sopra dei cinquanta. Con la sua barba curata, i suoi occhiali Ray Ban scuri, la sua borsa ed il vestito elegante ma non troppo, aveva un aspetto misterioso. Sembrava un agente segreto, o per lo meno qualcuno che avesse qualcosa da nascondere o almeno da dimenticare o far dimenticare.
Gli uomini del tavolo del ristorante lo guardarono, cercando di memorizzare altezza, colore dei capelli, gesti e movimenti. Non si sa mai, pensarono. Forse qualcuno sarebbe venuto da loro ad interrogarli.
Ma fu dopo ciò che videro di seguito, che cambiarono idea, e vollero dimenticare di essere stati quel giorno in quel posto. Anche il proprietario del ristorante avrebbe poi sostenuto che quello era il suo giorno di chiusura.

domenica 12 maggio 2019

Capitolo 007 - “Se Hai Sete, Setta Sette !”



RoBert Red Roice stava guardando il pacco e il documento cartaceo che stavano davanti a sé, sulla scrivania.

GeoRge Green Grass glieli aveva consegnati il giorno precedente, dopo la “riunione delletazze”.
Il mio progetto si chiama GeoDrinX ed è il numero 007 nell’elenco dei concorrenti aziendali” - aveva detto GeoRge Green, consegnandoli.
La lettera di accompagnamento del progetto recitava:
GeoDrinX è un SoftWave liquido che permette di catalogare qualunque punto del territorio tramite un cambiamento cromatico unico, con risoluzione decimetrica, o addirittura centimetrica, a seconda della grandezza del recipiente che contiene il liquido stesso.”
Più chiaro di così…
RoBert Red pensò che quella cosa, chiamata GeoDrinX, non fosse per nulla utile, e che l’avrebbe cestinata volentieri. Però non poteva farlo. Il gioco delle tretazze stavolta lo aveva tradito. Dieci dadi truccati, che contenevano ognuno delle immagini. Venivano, dopo il lancio, ordinati sul tavolo fino a seguire un ordine che ciascuno voleva, a turno.
E al proprio turno, il malcapitato giocatore doveva dire una frase contenente le parole degli oggetti rappresentate dai dadi. La frase pronunciata da ognuno doveva essere in relazione con il progetto che ognuno proponeva.
In pratica, un gioco crudele e furbo, di fortuna, abilità, capacità espositiva e grande , enorme spregiudicatezza da venditore di fumo.
Il capo, cioè RoBert Red, aveva il ruolo di “giratore”, ovvero doveva girare l’ultima tazza, quella premio, e mostrare il dado, l’undicesimo, che indicava un pollice (alzato o abbassato) oppure un dito medio. Sul significato delle dita rappresentate sui dadi non penso siano necessarie spiegazioni.
Non si sa perché (o forse sì) l’unico dito medio presente su quel dado a sette facce (!) era quello che veniva estratto più frequentemente. RoBert Red riusciva sempre a roteare le tazze nell’aria, a mescolare il dado contenuto nella tazza e a girarla repentinamente incollandola sul tavolo, sbattendola come una “tequila bum-bum”, e a riuscire poi ad estrarre sempre il “Fuck You” del dito medio, contrariamente a qualunque regola statistica e di calcolo combinatorio.
Anche quella volta RoBert Red era riuscito a sfanculare dieci dipendenti della sua azienda, o meglio i dieci progetti innovativi da loro presentati. Il bello era che RoBert Red era il dirigente della “Sezione Ricerca e Sviluppo”. Mai persona sarebbe potuta essere meno adatta di RoBert Red a farlo.
Comunque, adesso RoBert Red aveva davanti a sé quel documento che stava sfogliando, e che descriveva più approfonditamente il progetto di GeoRge Green.
Quando Red giunse alle parole “cambiamento cromatico” resettò il cervello. L’associazione con il “cambiamento climatico” fu immediato. Per lui, il giorno prima, GeoRge Green stava facendo la danza della pioggia, con il suo balletto, per scongiurare la siccità crescente, che si stava verificando negli ultimi mesi a San Francisco. I giornali si erano riempiti di favole sulle ragioni di tale siccità: le scuregge delle mucche, le bombolette spray, le caccole attaccate nei bagni, i discorsi del presidente biondo, i grafici dell’andamento delle migrazioni animali, la cucina indiana, l’uso dell’automobile, la dieta macrobiotica, l’affondamento del Titanic, il recupero del Titanic, il film sul Titanic, la foresta amazzonica, i ghiacciai che si sciolgono, il Tibet, la benzina verde…
Quando portarono via RoBert Red con l’ambulanza, egli stava ancora borbottando parole a vanvera (come i giornalisti con le notizie sul clima che cambia).
RoBert aveva avuto un ictus cerebrale.
Nei giorni seguenti, GeoRge Green venne reclutato dalla proprietà dell’azienda per sostituire RoBert Red, durante la sua assenza per ragioni di salute.
E GeoRge prese sul serio questo suo nuovo ruolo.
Per prima cosa, mise la tazza in una scatola di cartone, marchiando la scatola stessa con un “DA ROTTAMARE”.
Ovviamente, GeoRge Green non avrebbe avuto il tempo di dedicarsi solo al suo progetto, come aveva fatto finora.
Invece, GeoRge cominciò ad aprire tutti gli armadi ed i faldoni che RoBert Red teneva nascosti da tutte le parte, nel suo grandioso ufficio dal pavimento a scacchi.
GeoRge scoprì così che RoBert Red Roice faceva parte della commissione di approvazione dei brevetti, e che ne aveva tanti da parte, in attesa della sua “approvazione”. Su molti di questi “brevetti in attesaRoBert aveva sottolineato in giallo le cose che riteneva i “punti critici”, come, ad esempio, l’automobile che si muoveva solo con la propulsione dell’acqua salata, il pannello fotovoltaico ad altissima resa, che utilizza gli scarti delle bucce dei pomodori, la vernice che produce elettricità con la camminata delle formiche, ed altre incredibili ed innovative invenzioni che avrebbero potuto sconvolgere il mondo.
Alla fine, GeoRge Green conosceva “vita morte e miracoli” di RoBert Red Roice. GeoRge avrebbe potuto scrivere “La vita di San Robert Roice” e di tutte le sue malefatte. A cominciare dei suoi rapporti con la Stranfia Americana e le Stranfie dei brevetti. GeoRge l’avrebbe potuta chiamare “La Stranfia dei Breviari”.
Come funzionano i “Breviari”? Semplice: in maniera tutt’altro che semplice. Facciamo un esempio: mettiamo che io invento un modo per memorizzare in maniera informatica tutto il percorso di un camion di banane sott’olio. O anche, per essere in tema, dei pacchi di grasso di balena soiata dal produttore cinese al consumatore hawaiano. Prevediamo anche di poter registrare il percorso di smaltimento delle scorie di GBS (Grasso di Balena Soiata) fino al deposito finale nelle grotte jamaicane (che poremmo chiamare “giammai” il cane).
Ora, c’è un meccanismo informatico, noto a tutti, almeno credo, che si chiama “blockchain” (che potremmo chiamare “cane bloccato”). GeoRge stava esponendo tutto questo in una riunione con le "massime sfere” della sua azienda. E “massime sfere” si chiamano così, credo, per la grandezza delle loro “massime sfere” durante le riunioni aziendali. Infatti, essi non sembravano per nulla interessati all’esposizione di GeoRge Green. Il primo di queste “massime sfere” stava giocando con il suo cellulare, anzi con uno dei… molti cellulari di cui era in possesso (era un cleptomane).
Il secondo di queste MS (“Massime Sfere”) stava invece, di nascosto, leggendo un libro, anzi una rivista pornografica nascosta in un libro d’arte. Ogni tanto egli emetteva un mugugno, che sembrava essere di approvazione alle teorie esposte da GeoRge, mentre… beh, ci siamo capiti.


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@presto

RoBang! 

Link al capitolo di riferimento:  "Il Mistero delle 12 Tazze"

domenica 5 maggio 2019

Capitolo Se Sto, Sesto - La “Botte Bottiglia”








Il giorno dopo la svegliata notturna, il villaggio mormorava dal mattino presto.

Chi era quel rompi… quel simpatico bardo notturno che li aveva intrattenuti così amabilmente ? Incominciarono così i primi circoli di discussione. Qualcuno giunse a dire che, se avesse scovato il piacevole chitarrista, gli avrebbe insegnato un nuovo accordo in “ba-re-lla-mi”.
Qualcun altro disse che avrebbe volentieri usato la sua sega circolare sul meraviglioso strumento, dopo aver appeso con le corde stesse il magnifico compositore ad un “albero pizzuto”.
Completamente ignaro di tali apprezzamenti, GeoRge Green giunse al villaggio, per fare compere di roba da cucinare sul suo barbecue ovviamente in stile con la cupola.
Entrato nell’emporio del villaggio, l’unico negozio di generi alimentari di tutta la zona, GeoRge si avvicinò allo scaffale delle “cose buone”.
Cosa fossero esattamente queste “cose buone” non era dato saperlo. Si trattava di cubetti di robetta marrone filamentosa e apparentemente dolce, affiancate da altri cubetti di qualcosa simile alla gelatina, di diversi colori, ma tendenzialmente su una base verde.
GeoRge si avvicinò ad un signore inginocchiato davanti allo scaffale, che stava trasferendo altri oggetti di improbabili forme e dall’impacchettatura inquietante, da alcune scatole semi-bagnate alla parte inferiore dello scaffale, tuttora vuota.
Alla richiesta di informazioni di GeoRge, il signore si voltò, mostrando il suo sguardo assente, dovuto al leggero astigmatismo e al più deciso strabismo dei suoi occhi a mandorla d’origine esotica.
Il cinese (?) cominciò a rispondere… in cinese, che non aveva capito la domanda, ma che, se GeoRge voleva, poteva anche prendersi tutto quello che gli pareva, perché tanto dovevano buttare tutta quella roba, dato che era ormai scaduta da anni.
Non avendo capito nulla di quello che il cinese aveva detto… in cinese, GeoRge Green aveva cominciato a prendere alcune scatole che gli sembravano più appetibili, anche perché su di esse si leggevano una serie di caratteri che sembravano essere: “Beaf” cioè qualcosa di simile a "beef", ovvero carne.
Invece, il signor Beaf, cinese anch’egli, produceva, in vita, ammassi di grasso per alimentazione animale. Lo stesso signor Beaf, morto da una decina di anni, era defunto in seguito ad un incidente avvenuto nella sua azienda agricola, quando era stato, purtroppo, sbranato da un Ci-ua-ua dopo essere caduto, perché distratto dalla moglie, in una vasca di pulitura e bollitura della soia arricchita dal grasso di balena.
Uscito indenne dalla vasca, ma grondante dello squisito liquido, il perfido animale della signora Beaf, aveva azzannato il povero signor Beaf, come un pirana, lasciando solo qualche osso in ricordo alla signora, dopo aver spolpato il marito.
L’episodio fu talmente incredibile, che la stampa cinese ne parlò per anni e la signora passò il resto della sua vita nelle carceri cinesi, accusata d’omicidio, insieme al cane, che aveva ereditato tutti i beni del signor Beaf.
Comunque, mentre GeoRge Green aveva riempito il carrello di pacchi marchiati “Beaf”, ignaro dell’infausto destino passato dal produttore dei pacchi stessi, nell’emporio era entrata la signora Tani-on-UD, detta anche Tani-na-UD, a seconda degli stati d’animo, accompagnata dal suo consorte Ben Barth Blu Screen.
Accipicchia quanta robaccia sta prendendo” eslamò la signora Tani, rivolgendosi a GeoRge Green Grass.
Oh certo” - aggiunse di rincalzo Ben Barth Blu - “Cose se ne fa di tutto quel grasso di balena con la soia ? Ha un cagnolino da avvelenare ?”
Proprio in quel momento era entrato, chissà in quale modo, un cagnolino bianco, simile al “Milou” del fumetto “Tintin”, ed aveva cominciato ad abbaiare, puntando le zampette anteriori al carrello di GeoRge Green.
Dovette intervenire il cinese strabico, insieme ad un altro inserviente, per allontanare con la forza il cagnolino affamato, divenuto intrattabile.
Se vede il glasso di balena soiata, Geodlink non si tlattiene più” - disse il secondo inserviente, portando via il cagnolino.
Geodlink ? Il cane si chiama Geodlink ?” - chiese GeoRge Green - “Questo è incredibile !” - continuò esclamando - “Anche la mia cupola si chiama così.”
Per il resto del tempo, Ben e la signora Tani aiutarono GeoRge Green a togliere dal carrello le scatole di grasso di balena soiata scaduta, e a metterle nel contenitore per i rifiuti differenziati indicati loro dal cinese “stlabico” e dall’altro inserviente.
Con il carrello finalmente vuoto, GeoRge Green cominciò a girare nell’emporio insieme alla coppia di ormai suoi amici e salvatori Tani e Ben.
Quando giunsero accanto allo scaffale delle bottiglie di vino cinese si fermarono. GeoRge si era appoggliato ad una botte, per chinarsi a guardare una fila di bottiglie.
Incredibile anche questo” - disse GeoRge - “Non ci posso credere: ne ho una quasi uguale.”
GeoRge stava indicando delle bottiglie a forma di mappamondo, con un liquido verdastro all’interno. Effettivamente, le bottiglie erano simili a quella che GeoRge teneva sulla mensola, dove aveva visto il geco-lucertola la sera prima.
GeoRge prese una di quelle bottigliee la mise sul carrello. La stessa cosa fece la signora Tani-on-UD.
Se plendete tle bottiglie, avete in omaggio la botte” - disse il cinese stlabico, che non si sa come, aveva cominciato a parlare in una lingua comprensibile.
Aveva forse GeoRge imparato il cinese, oppure il cinese stlabico aveva pronunciato una frase imparata a memoria ?
Alla stessa domanda, rivolta al cinese strabico, i tre capirono che si trattava di una frase imparata a memoria.
Comunque, i tre uscirono poi dall’emporio, con i due carrelli pieni di prodotti non scaduti, ed una botte piena di bottiglie mappamondo.

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@presto

RoBang!


Capitolo Quanto-Quinto - Il “Rombo della Vallata”



Dopo la sbornia presa al “BarthTheBar”, GeoRge aveva traballato lungo tutto il percorso che riportava alla sua Cupola.
Intorno a lui, risuonavano i grilli notturni come campanelli, prima roteando nella folta boscaglia di mangrovie, sulla spiaggia, accanto al bar, poi sulla salita che portava alla scogliera, tra i banani e le palme, dove si era installato con la sua prodigiosa Cupola Geodetica.
Ma come aveva fatto, GeoRge Green, prima ad issare sulla scogliera, poi a montare quella complicata Cupola ?
Tutti coloro che l’avevano vista, invero pochi, in realtà, si erano chiesti come aveva fatto GeoRge Green a costruirsi la Cupola, senza nessun aiuto esterno, come sembrava fosse avvenuto.
Nessuno era riuscito a dare una risposta.
La Cupola sembrava essere addirittura di cemento, solida, e non la solita struttura tubolare, montata con degli snodi metallici o di legno lamellare o di bamboo.
Già: perché GeoRge non aveva usato il bamboo, che lì attorno abbondava ? Sarebbe bastato un machete per tagliare i pezzi, e … qualcuno che lo aiutasse a montare il tutto.
Proprio qualcuno. Ma nessuno sembrava aver aiutato GeoRge, a meno che GeoRge stesso non lo avesse ucciso e seppellito, esattamente come si dice abbiano fatto i Faraoni, per tenere nascosto il loro segreto costruttivo delle Piramidi.
Qualcuno cominciava a pensare che GeoRge, come i Faraoni, fosse in realtà un alieno, venuto dal pianeta “Andropausa” (sic) per resuscitare i morti nascosti sull’isola.
Altri accusavano GeoRge della responsabilità dei numerosi terremoti ed eruzioni dei due vulcani, che stavano avvenendo da quando era comparso sull’Isola Grande delle Hawaii, dove si trovavano.
Tutte queste dicerie iniziarono a circolare dopo quello che descriverò qui di seguito.
Eravamo rimasti alla camminata traballante di GeoRge lungo il sentiero che tornava alla Cupola, ed ai grilli che trillavano come campanelli intorno a lui.
Giunto che fu, GeoRge, alla sua Cupola, aprì la porta e rimase per un poco ad osservare un geco che si era nascosto dietro una bottiglia a forma di mappamondo, che lui teneva su una mensola.
Dopo averla osservata per una decina di minuti, GeoRge e la lucertola-geco si addormentarono profondamente, l’uno per la birra bevuta, e l’altra per l’odore della birra bevuta dall’altro.
Appena riaperti gli occhi, GeoRge Green vide che la lucertola-geco se n’era andata.
Guardandosi intorno, GeoRge sentì un rumore armonioso proveniente dalla sua chitarra 12 corde. Il geco stava camminando proprio sulle 12 corde, emettendo una simpatica musichetta.
Ma guarda un po' se doveva capitarmi anche il geco compositore” - pensò GeoRge.
E fu così che GeoRge cominciò a memorizzare la canzoncina del geco, ma quando si avvicinò alla chitarra per ascoltare meglio la composizione animalesca, l’animale scappò sul muro, lasciando la musica incompiuta.
Fu GeoRge a continuarla.
Quando fu sufficientemente soddisfatto del risultato, GeoRge accese un registratore multi traccia che aveva in un cassetto, e incominciò a registrare il brano composto a quattro mani, anzi per meglio dire, a due mani e quattro zampe.
GeoRge si mise la cuffia audio e accese anche l’amplificatore, ma sbagliò a impostare il selettore del pre amplificatore su “Solo Cuffia”, mettendolo invece su “Cuffia e Monitor”.
Il suono prese ad uscire dalla casse audio, ad alto volume, senza che GeoRge se ne accorgesse, preso com’era nella composizione del “Brano del Geco”.
Le onde del mare correvano sulla spiaggia e la vallata davanti alla Cupola Geodetica di GeoRge si riempirono di onde sonore provenienti dalla chitarra 12 corde.
Il suono rimbombava nella vallata, raggiungendo il villaggio e le sue casette in legno, sotto i cui tetti le finestre presero ad accendersi ad una ad una, cominciando a risuonare anch’esse come un coro di grilli di … “Vaffan...” “Ma chi cazz’è ‘sto str...” “Ma falla finita idiota!” “Che rottura di ...” pallide frasi che si infrangevano come le onde del mare.

mercoledì 1 maggio 2019

Capitolo Quatto-Quattro - Il “BarthTheBar”


GeoDrinX_the(Simple)Story” - RoBang! Roberto Angeletti 20190430





GeoRge aprì la porta del Bar.

L’insegna fuori recitava “BarthTheBar”, con un simpatico logo al neon che si accendeva e spegneva, mostrando alternativamente, e con colori cangianti, prima “Bar”, poi “Barth”, poi “The” e infine “Bar”.
Insomma, si trattava del Bar di un tizio chiamato Barth.
Questo signor Barth, un capelluto signore che si trovava dietro al bancone, in realtà si chiamava Ben.
GeoRge Green scoprì subito questo fatto strano, ovvero il nome del proprietario del Bar, perché sua moglie, cioè la moglie di Barth, lo aveva chiamato con un urlo dalla cucina:
Ben, vuoi portarmi questa Ben e Detta bottiglia d’acqua ? Devo venire a prenderla io stessa ?”
La cortese proprietaria della voce dalla cucina era la sigra Cion-on-Screen, detta a sua volta Tani-Na-UD, ed aveva uno strano accento orientale.
Appena uscì dalla porta della cucina, con un matterello in mano ed un coltellaccio nell’altra mano, GeoRge Green capì perché la donna aveva quello “strano accento orientale”. La donna era veramente un’orientale, anche se era difficile capire di quale località esattamente.
La gallina che lei inseguiva probabilmente sapeva da dove veniva la signora, ma purtroppo non poté rispondere alla domanda di GeoRge, dato il numero di randellate che la povera tapina prese sulla testa.
GeoRge ebbe solo la forza di sussurrare un:
Voi accogliete sempre gli ospiti in questo modo ?”
E mentre la signora raccoglieva le spoglie della gallina da terra, e tentava di pulire tavoli e sedie dagli schizzi di sangue e altri liquidi vari, si spera non umani, il signor Ben-BarTh-Blue-Screen (quest’ultimo era il cognome della, diciamo così, “signora”) se ne uscì con un:
Benvenuto al BarthTheBar ! Troverà qui tutto quello che vuole e desidera, e anche quello che solo immagina, ma che non ha il coraggio di chiedere.”

Avvicinandosi al bancone, GeoRge vide con sollievo che la gallina godeva di ottima salute. Infatti, per fortuna, la gallina non era stata colpita dalle randellate e quello che GeoRge credeva fosse sangue, era soltanto il vino fuoriuscito da una botte, spaccata da uno dei colpi di matterello che Tani-na-UD aveva dato da tutte le parti.

Ma fosse una scena prefabbricata, cioè una sceneggiata, che i due recitavano ogni volta che entrava un nuovo cliente ?

A GeoRge era venuto questo dubbio. E il dubbio gli venne fugato subito.
Un furgone elettrico si era fermato davanti al Bar e ne era uscito un tizio, vestito da idraulico.

L’idraulico era entrato nel Bar, di schiena, con una cassa in mano verso l’esterno.
La signora Tani-na-UD ripeté la frase dell’acqua, dopo essersi rifugiata in cucina, e dopo un po' ne uscì inseguendo di nuovo la gallina, e stava per tirare le randellate a casaccio, quando, guardando l’idraulico, disse:
Ma sei tu Andrew ?!? Ma che razza di abbigliamento ti sei messo ? Mi sembri un idraulico !”
Non c’è bisogno della rappresentazione di benvenuto per me, signora.” - disse l’idraulico sorridendo.
Quello che sembrava un idraulico era Andrew John Smithson, il fornitore di birra Red Stripe del locale, e cominciò a trasportare all’interno decine di scatoloni di bottiglie della preziosa e ottima birra jamaicana.
Quando Andrew ebbe finito di trasportare scatole, ne aprì una e tirò fuori un paio di bottiglie, posizionandole sul bancone.
Red Stripe. Che buffo, pensò GeoRge Green. Proprio lui, che era scappato da San Francisco per un Red (Robert) veniva raggiunto da un altro Red (Stripe) cioè una birra, ovvero un altro elemento legato ad un liquido.
Ma stavolta, il liquido non cambiava lui il colore, ma faceva cambiare il colore del viso di chi lo beveva.

E quante ne bevvero !

Le bottiglie venivano aperte con la frequenza di una ogni sette minuti.
Cominciarono a raccontare a turno la propria vita. Quando toccò il turno di GeoRge, lui cominciò con la sua infanzia.

Un'invenzione. GeoRge aveva inventato un modo per censire tutti gli oggetti presenti sulla Terra. Era partito dall'idea di creare un nuovo metodo di rappresentazione geografica. Era rimasto ispirato, quando, molti anni fa, lo avevano portato da ragazzo a visitare un parco di divertimenti nell'Ohaio. Al centro del parco, una cupola geodetica, creata da Buckminster Fuller, un geniale architetto visionario, che voleva coprire intere città con gusci trasparenti, fatti da milioni di piccoli triangoli.
Fuller aveva fondato una società di costruzioni, chiamata Dymaxion, che avrebbe dovuto rinnovare il mondo con la genialità di oggetti innovativi, basati sul numero tre, numero perfetto, e la forma triangolare.
Purtroppo, però, alcuni di questi oggetti tecnologici ebbero problemi: l'auto a tre ruote non poteva dirsi molto stabile, e si rovesciò; un guscio di copertura, alla prima pioggia, venne giù come un ombrello rotto. Insomma, tra il dire ed il fare... c'é un mare da asciugare.
E Fuller fu costretto a flettersi nella costruzione di oggetti più piccoli, come i bungalow da giardino e cupole per parchi di divertimenti, per l'appunto.
Ma quella cupola apparve a GeoRge come qualcosa di stupefacente. Non era solo bella a vedersi. Era "umana"; era qualcosa in cui si poteva entrare tranquillamente, senza avere una sensazione di paura, rispetto e qualcos'altro di negativo. Non era un oggetto asimmetrico, come dettavano le "sette invarianti dell'architettura moderna". Era l'eccezione che conferma la regola. Pur essendo simmetrica, la cupola non richiamava alla mente regimi totalitari. Forse perché non si trattava di una simmetria, ma di una superficie di rotazione, e dunque, lo schema mentale è memorizzato accanto ad un'altra sensazione. E la sensazione di GeoRge era quella dello stupore, del bello, del rilassante.
Poi, GeoRge cominciò ad avvicinarsi a quella cupola. Entrò. Ci girò intorno. Prese di tasca un minuscolo foglietto del tram a cremagliera di San Francisco, e con un'altrettanto piccola matita, presa da un centro commerciale, nel reparto mobili da costruire, cominciò a fare disegni di come era realizzata la cupola di Fuller.

Il metodo costruttivo gli ricordava quello dei bicchieri. GeoRge aveva costruito una cupola simile, a scuola, con i suoi compagni e la maestra. Avevano incollato insieme una miriade di bicchieri di plastica, fissandoli per il bordo con una cucitrice.
Alcuni avevano optato per la colla, anche se questa tendeva a sciogliere la plastica e a sfondarla. Era questione di quantità: ce ne voleva una quantita' precisa, non troppa, non poca, per incollare e non sfondare il bicchiere.
E dunque, alla fine era venuta una palla. Una enorme palla con cui si potevano fare molte cose: Entrarci, rotolarla, illuminarla, colorarla, unirla con altre pallle. E quelle erano, a loro modo, delle cupole geodetiche.
GeoRge le aveva chiamate "GeoDrinX", perché ci si poteva prendere un Drink, in giro per il mondo, insieme a tutti i popoli della Terra, senza che nessuno litigasse. E soprattutto, senza che cadesse la bibita di sotto, perché la forza di gravità l'avrebbe tenuta sul fondo del proprio bicchiere, senza andare a frugare quello del proprio vicino.
Qualcuno avrebbe avuto qualcosa da imparare, a parlare con il giovane GeoRge, ancora ragazzo.

Quando GeoRge terminò il suo racconto, tutti russavano da un pezzo.

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A presto

RoBang!

Traduzione inglese:  link

Chapter Four out of Four - The “BarthTheBar”


GeoDrinX_the(Simple)Story” - RoBang! Roberto Angeletti 20190430


GeoRge opened the door of the Bar.

The sign outside read "BarthTheBar", with a nice neon logo that turned on and off, showing alternately, and with changing colors, first "Bar", then "Barth", then "The" and finally "Bar".
In short, it was the bar of a guy called Barth.
This Mr. Barth, a gentleman who was behind the counter, was actually called Ben.
GeoRge Green immediately discovered this strange fact, or the name of the owner of the Bar, because his wife, that is Barth's wife, had called him with a scream from the kitchen:
"Ben, do you want to bring me this Ben and Detta water bottle? Should I come and get it myself? "
The gracious owner of the voice from the kitchen was Mrs. Cion-on-Screen, also called Tani-Na-UD, and had a strange oriental accent.
As soon as she came out of the kitchen door, with a rolling pin in her hand and a small knife in her other hand, GeoRge Green understood why the woman had that "strange oriental accent". The woman was truly an oriental, even though it was difficult to understand which place exactly.
The hen she was pursuing probably knew where the lady came from, but unfortunately she could not answer GeoRge's question, given the number of bludgeons that the poor tap took on the head.
GeoRge only had the strength to whisper a:
"Do you always welcome guests this way?"
And while the lady was collecting the remains of the hen from the ground, and trying to clean tables and chairs with the splashes of blood and other various liquids, hopefully not human, Mr. Ben-BarTh-Blue-Screen (the latter was the surname of , say so, "lady") he came out with a:
"Welcome to the BarthTheBar! You will find here everything you want and want, and also what you only imagine, but who does not have the courage to ask. "

Approaching the counter, GeoRge saw with relief that the hen was in excellent health. In fact, fortunately, the hen had not been hit by the bludgeons and what GeoRge believed was blood, it was only the wine spilled from a barrel, split by one of the rolling pin shots that Tani-on-UD had given from all sides.

But was it a prefabricated scene, that is a scene, that the two played every time a new customer entered?

This doubt came to GeoRge. And the doubt was immediately dispelled.
An electric van had stopped in front of the bar and a guy had come out, dressed as a plumber.

The plumber had entered the Bar, from the back, with a case in hand towards the outside.
Mrs. Tani-on-UD repeated the sentence of the water, after having taken refuge in the kitchen, and after a while she came out chasing the hen again, and was about to haul the clubs haphazardly, when, looking at the plumber, he said :
"But are you Andrew?!? What kind of clothing did you wear? You look like a plumber to me! "
"There is no need for the welcome representation for me, ma'am," said the plumber, smiling.
What looked like a plumber was Andrew John Smithson, the local Red Stripe beer supplier, and he began transporting dozens of boxes of bottles of the precious and excellent Jamaican beer.
When Andrew had finished transporting boxes, he opened one and took out a couple of bottles, placing them on the counter.
Red Stripe. Funny, GeoRge Green thought. He himself, who had escaped from San Francisco for a Red (Robert) was joined by another Red (Stripe) that is a beer, or another element linked to a liquid.
But this time, the liquid didn't change the color, but it did change the color of the face of those who drank it.

And how many they drank!

The bottles were opened as often as every seven minutes.
They began to tell their lives in turn. When it came to GeoRge's turn, he began with his childhood.

An invention. GeoRge had invented a way to survey all the objects on Earth. He started with the idea of ​creating a new method of geographical representation. He was inspired when, many years ago, they took him as a boy to visit an amusement park in Ohaio. At the center of the park, a geodesic dome, created by Buckminster Fuller, a brilliant visionary architect, who wanted to cover entire cities with transparent shells, made from millions of small triangles.
Fuller had founded a construction company, called Dymaxion, which was supposed to renew the world with the genius of innovative objects, based on the number three, perfect number, and the triangular shape.
Unfortunately, however, some of these technological objects had problems: the three-wheeled car could not be said to be very stable, and it toppled over; a covering shell, at the first rain, came down like a broken umbrella. In short, between saying and doing ... there is a sea to dry.
And Fuller was forced to flex in the construction of smaller objects, such as garden bungalows and domes for amusement parks.
But that dome appeared to GeoRge as something amazing. It wasn't just beautiful to look at. It was "human"; it was something in which one could enter quietly, without having a feeling of fear, respect and something else negative. It was not an asymmetrical object, as the "invariant sects of modern architecture" dictated. It was the exception that confirms the rule. Although symmetrical, the dome did not call to mind totalitarian regimes. Perhaps because it was not a symmetry, but a surface of rotation, and therefore, the mental scheme is stored next to another sensation. And the sensation of GeoRge was that of wonder, of beauty, of relaxation.
Then, GeoRge began to approach that dome. Within. He walked around it. He took from his pocket a tiny sheet of the San Francisco rack tram, and with an equally small pencil, taken from a shopping center, in the furniture department to be built, he began to make drawings of how Fuller's dome was made.

The construction method reminded him of the glasses. GeoRge had built a similar dome, at school, with his companions and teacher. They had glued together a myriad of plastic cups, fixing them by the edge with a stapler.
Some had opted for glue, although this tended to melt the plastic and break it. It was a question of quantity: we needed a precise quantity, not too much, not a little, to glue and not to break the glass.
And so a ball came at the end. A huge ball with which you could do many things: Enter it, roll it, light it, color it, combine it with other balls. And those were, in their way, geodesic domes.
GeoRge had called them "GeoDrinX", because you could have a drink around the world, along with all the peoples of the Earth, without anyone quarreling. And above all, without the drink falling underneath, because the force of gravity would have kept it at the bottom of your glass, without going to rummage that of your neighbor.
Someone would have had something to learn, to talk to the young GeoRge, still a boy.

When GeoRge finished his story, everyone had been snoring for a while.


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@soon...   RoBang!

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