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domenica 5 maggio 2019

Capitolo Quanto-Quinto - Il “Rombo della Vallata”



Dopo la sbornia presa al “BarthTheBar”, GeoRge aveva traballato lungo tutto il percorso che riportava alla sua Cupola.
Intorno a lui, risuonavano i grilli notturni come campanelli, prima roteando nella folta boscaglia di mangrovie, sulla spiaggia, accanto al bar, poi sulla salita che portava alla scogliera, tra i banani e le palme, dove si era installato con la sua prodigiosa Cupola Geodetica.
Ma come aveva fatto, GeoRge Green, prima ad issare sulla scogliera, poi a montare quella complicata Cupola ?
Tutti coloro che l’avevano vista, invero pochi, in realtà, si erano chiesti come aveva fatto GeoRge Green a costruirsi la Cupola, senza nessun aiuto esterno, come sembrava fosse avvenuto.
Nessuno era riuscito a dare una risposta.
La Cupola sembrava essere addirittura di cemento, solida, e non la solita struttura tubolare, montata con degli snodi metallici o di legno lamellare o di bamboo.
Già: perché GeoRge non aveva usato il bamboo, che lì attorno abbondava ? Sarebbe bastato un machete per tagliare i pezzi, e … qualcuno che lo aiutasse a montare il tutto.
Proprio qualcuno. Ma nessuno sembrava aver aiutato GeoRge, a meno che GeoRge stesso non lo avesse ucciso e seppellito, esattamente come si dice abbiano fatto i Faraoni, per tenere nascosto il loro segreto costruttivo delle Piramidi.
Qualcuno cominciava a pensare che GeoRge, come i Faraoni, fosse in realtà un alieno, venuto dal pianeta “Andropausa” (sic) per resuscitare i morti nascosti sull’isola.
Altri accusavano GeoRge della responsabilità dei numerosi terremoti ed eruzioni dei due vulcani, che stavano avvenendo da quando era comparso sull’Isola Grande delle Hawaii, dove si trovavano.
Tutte queste dicerie iniziarono a circolare dopo quello che descriverò qui di seguito.
Eravamo rimasti alla camminata traballante di GeoRge lungo il sentiero che tornava alla Cupola, ed ai grilli che trillavano come campanelli intorno a lui.
Giunto che fu, GeoRge, alla sua Cupola, aprì la porta e rimase per un poco ad osservare un geco che si era nascosto dietro una bottiglia a forma di mappamondo, che lui teneva su una mensola.
Dopo averla osservata per una decina di minuti, GeoRge e la lucertola-geco si addormentarono profondamente, l’uno per la birra bevuta, e l’altra per l’odore della birra bevuta dall’altro.
Appena riaperti gli occhi, GeoRge Green vide che la lucertola-geco se n’era andata.
Guardandosi intorno, GeoRge sentì un rumore armonioso proveniente dalla sua chitarra 12 corde. Il geco stava camminando proprio sulle 12 corde, emettendo una simpatica musichetta.
Ma guarda un po' se doveva capitarmi anche il geco compositore” - pensò GeoRge.
E fu così che GeoRge cominciò a memorizzare la canzoncina del geco, ma quando si avvicinò alla chitarra per ascoltare meglio la composizione animalesca, l’animale scappò sul muro, lasciando la musica incompiuta.
Fu GeoRge a continuarla.
Quando fu sufficientemente soddisfatto del risultato, GeoRge accese un registratore multi traccia che aveva in un cassetto, e incominciò a registrare il brano composto a quattro mani, anzi per meglio dire, a due mani e quattro zampe.
GeoRge si mise la cuffia audio e accese anche l’amplificatore, ma sbagliò a impostare il selettore del pre amplificatore su “Solo Cuffia”, mettendolo invece su “Cuffia e Monitor”.
Il suono prese ad uscire dalla casse audio, ad alto volume, senza che GeoRge se ne accorgesse, preso com’era nella composizione del “Brano del Geco”.
Le onde del mare correvano sulla spiaggia e la vallata davanti alla Cupola Geodetica di GeoRge si riempirono di onde sonore provenienti dalla chitarra 12 corde.
Il suono rimbombava nella vallata, raggiungendo il villaggio e le sue casette in legno, sotto i cui tetti le finestre presero ad accendersi ad una ad una, cominciando a risuonare anch’esse come un coro di grilli di … “Vaffan...” “Ma chi cazz’è ‘sto str...” “Ma falla finita idiota!” “Che rottura di ...” pallide frasi che si infrangevano come le onde del mare.

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