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domenica 5 maggio 2019

Capitolo Se Sto, Sesto - La “Botte Bottiglia”








Il giorno dopo la svegliata notturna, il villaggio mormorava dal mattino presto.

Chi era quel rompi… quel simpatico bardo notturno che li aveva intrattenuti così amabilmente ? Incominciarono così i primi circoli di discussione. Qualcuno giunse a dire che, se avesse scovato il piacevole chitarrista, gli avrebbe insegnato un nuovo accordo in “ba-re-lla-mi”.
Qualcun altro disse che avrebbe volentieri usato la sua sega circolare sul meraviglioso strumento, dopo aver appeso con le corde stesse il magnifico compositore ad un “albero pizzuto”.
Completamente ignaro di tali apprezzamenti, GeoRge Green giunse al villaggio, per fare compere di roba da cucinare sul suo barbecue ovviamente in stile con la cupola.
Entrato nell’emporio del villaggio, l’unico negozio di generi alimentari di tutta la zona, GeoRge si avvicinò allo scaffale delle “cose buone”.
Cosa fossero esattamente queste “cose buone” non era dato saperlo. Si trattava di cubetti di robetta marrone filamentosa e apparentemente dolce, affiancate da altri cubetti di qualcosa simile alla gelatina, di diversi colori, ma tendenzialmente su una base verde.
GeoRge si avvicinò ad un signore inginocchiato davanti allo scaffale, che stava trasferendo altri oggetti di improbabili forme e dall’impacchettatura inquietante, da alcune scatole semi-bagnate alla parte inferiore dello scaffale, tuttora vuota.
Alla richiesta di informazioni di GeoRge, il signore si voltò, mostrando il suo sguardo assente, dovuto al leggero astigmatismo e al più deciso strabismo dei suoi occhi a mandorla d’origine esotica.
Il cinese (?) cominciò a rispondere… in cinese, che non aveva capito la domanda, ma che, se GeoRge voleva, poteva anche prendersi tutto quello che gli pareva, perché tanto dovevano buttare tutta quella roba, dato che era ormai scaduta da anni.
Non avendo capito nulla di quello che il cinese aveva detto… in cinese, GeoRge Green aveva cominciato a prendere alcune scatole che gli sembravano più appetibili, anche perché su di esse si leggevano una serie di caratteri che sembravano essere: “Beaf” cioè qualcosa di simile a "beef", ovvero carne.
Invece, il signor Beaf, cinese anch’egli, produceva, in vita, ammassi di grasso per alimentazione animale. Lo stesso signor Beaf, morto da una decina di anni, era defunto in seguito ad un incidente avvenuto nella sua azienda agricola, quando era stato, purtroppo, sbranato da un Ci-ua-ua dopo essere caduto, perché distratto dalla moglie, in una vasca di pulitura e bollitura della soia arricchita dal grasso di balena.
Uscito indenne dalla vasca, ma grondante dello squisito liquido, il perfido animale della signora Beaf, aveva azzannato il povero signor Beaf, come un pirana, lasciando solo qualche osso in ricordo alla signora, dopo aver spolpato il marito.
L’episodio fu talmente incredibile, che la stampa cinese ne parlò per anni e la signora passò il resto della sua vita nelle carceri cinesi, accusata d’omicidio, insieme al cane, che aveva ereditato tutti i beni del signor Beaf.
Comunque, mentre GeoRge Green aveva riempito il carrello di pacchi marchiati “Beaf”, ignaro dell’infausto destino passato dal produttore dei pacchi stessi, nell’emporio era entrata la signora Tani-on-UD, detta anche Tani-na-UD, a seconda degli stati d’animo, accompagnata dal suo consorte Ben Barth Blu Screen.
Accipicchia quanta robaccia sta prendendo” eslamò la signora Tani, rivolgendosi a GeoRge Green Grass.
Oh certo” - aggiunse di rincalzo Ben Barth Blu - “Cose se ne fa di tutto quel grasso di balena con la soia ? Ha un cagnolino da avvelenare ?”
Proprio in quel momento era entrato, chissà in quale modo, un cagnolino bianco, simile al “Milou” del fumetto “Tintin”, ed aveva cominciato ad abbaiare, puntando le zampette anteriori al carrello di GeoRge Green.
Dovette intervenire il cinese strabico, insieme ad un altro inserviente, per allontanare con la forza il cagnolino affamato, divenuto intrattabile.
Se vede il glasso di balena soiata, Geodlink non si tlattiene più” - disse il secondo inserviente, portando via il cagnolino.
Geodlink ? Il cane si chiama Geodlink ?” - chiese GeoRge Green - “Questo è incredibile !” - continuò esclamando - “Anche la mia cupola si chiama così.”
Per il resto del tempo, Ben e la signora Tani aiutarono GeoRge Green a togliere dal carrello le scatole di grasso di balena soiata scaduta, e a metterle nel contenitore per i rifiuti differenziati indicati loro dal cinese “stlabico” e dall’altro inserviente.
Con il carrello finalmente vuoto, GeoRge Green cominciò a girare nell’emporio insieme alla coppia di ormai suoi amici e salvatori Tani e Ben.
Quando giunsero accanto allo scaffale delle bottiglie di vino cinese si fermarono. GeoRge si era appoggliato ad una botte, per chinarsi a guardare una fila di bottiglie.
Incredibile anche questo” - disse GeoRge - “Non ci posso credere: ne ho una quasi uguale.”
GeoRge stava indicando delle bottiglie a forma di mappamondo, con un liquido verdastro all’interno. Effettivamente, le bottiglie erano simili a quella che GeoRge teneva sulla mensola, dove aveva visto il geco-lucertola la sera prima.
GeoRge prese una di quelle bottigliee la mise sul carrello. La stessa cosa fece la signora Tani-on-UD.
Se plendete tle bottiglie, avete in omaggio la botte” - disse il cinese stlabico, che non si sa come, aveva cominciato a parlare in una lingua comprensibile.
Aveva forse GeoRge imparato il cinese, oppure il cinese stlabico aveva pronunciato una frase imparata a memoria ?
Alla stessa domanda, rivolta al cinese strabico, i tre capirono che si trattava di una frase imparata a memoria.
Comunque, i tre uscirono poi dall’emporio, con i due carrelli pieni di prodotti non scaduti, ed una botte piena di bottiglie mappamondo.

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@presto

RoBang!


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